lunedì 9 aprile 2012

roba da ingegneri

Oggi voglio fingermi ingegnere.
Da bravo ingegnere inizio il post con un grafico:
In questo grafico è rappresentato il comportamento a compressione del vetro.
Per fare un esempio esplicativo, immaginiamo di avere un cubo di vetro di lato 1 m, andiamo a disporre dei pesi su questo cubo, l'altezza dello stesso, a questo punto, diminuirà. Questo comportamento perdurerà finché non posizioneremo sul blocco in vetro un peso che possa imprimergli una forza di 1.200.000.000 N, per dare un'idea si parla di approssimativamente 120.000.000 kg), a questo punto il blocco non sarà più un cubo, ma un parallelepipedo e la sua altezza sarà di 0,99 m.
Fin qui tutto bene, ma siamo giunti proprio al limite del grafico; cosa significa questo? Significa che se andassimo ad aggiungere anche un solo milligrammo ai 120.000.000 kg, il blocco in vetro si romperebbe all'istante; al contrario, se decidessimo di togliere il peso dal blocco, lo stesso, ritornerebbe a essere il cubo di lato 1 m che era in origine.

Passiamo ora ad analizzare un altro materiale: l'EPS (Polistirene Espanso Sinterizzato), comunemente detto polistirolo espanso.
Come è evidente dal grafico, l'EPS ha un comportamento del tutto differente da quello del vetro: si arriva a deformazioni dieci volte superiori a quelle di rottura del vetro anche con tensioni notevolmente inferiori*. Considerando il solito cubo di 1 m di lato, andando ad applicare una forza di 200.000 N (20.000 kg), otterremo una deformazione del 15% (da 1 m arriveremo a un'altezza di 0,85 m) senza arrivare a rottura.
A questo punto, se decidessimo di rimuovere il carico dal nostro cubo di EPS, non otterremo, come accadeva per il vetro, un ritorno alla conformazione originale del blocco, al contrario, la gran parte delle deformazioni risulteranno permanenti.

Riassumendo:
  • il vetro compresso può resistere a grandi tensioni senza deformarsi molto, una volta eliminata la causa delle tensioni ritorna nella sua configurazione originale e, superato il suo limite di deformabilità, si rompe;
  • l'EPS subisce deformazioni notevoli anche se sottoposto a tensioni non eccessive, non ritorna nella configurazione originale una volta eliminata la causa delle tensioni e difficilmente arriva a rottura per compressione.

Il vetro è un materiale fragile: sa resiste a grandissime sollecitazioni senza mostrare alcun segno di fatica, ma da un momento all'altro, senza dare il minimo preavviso, potrebbe finire in frantumi; è per questo che ha bisogno della protezione del polistirolo, apparentemente poco resistente, ma talmente deformabile da riuscire ad assorbire la forza di qualsiasi urto pur di difendere il suo vetro.

Il  vetro senza polistirolo si romperebbe, il polistirolo senza vetro sarebbe inutile. Si può essere polistirolo e vetro allo stesso tempo, ma quando trovi un vetro che vuoi proteggere e quando capisci che quel vetro sarà polistirolo nei momenti in cui sarai tu a sentirti di vetro, allora potrai dire di essere felice.
E questa è l'unica cosa che so per certo.

*notare che la scala in questo caso è in kPa, non in MPa.

PS: potrei aver combinato qualche casino con gli zeri, ma fate finta di niente, o meglio, ditemelo con discrezione.

giovedì 5 aprile 2012

gente come noi

Signore e signori, buonasera!
È con immenso piacere che vi do il benvenuto a questa prima puntata di Gente come noi, la nostra nuova rubrica di approfondimento antropologico.
Ma, prima di cominciare, sigla!



Dicevamo che questa è la prima puntata di Gente come noi, una rubrica in cui si racconteranno storie vere di vita vera di persone vere o, come direbbe Garrison, storie veri di vita veri di persone veri o, come direbbe Wendy Windham*, storie veri di vitte veri di personi veri.

In questa prima puntata vi presentiamo la storia vera del tizio vero che ieri stava seduto sulla mia stessa panchina. Via con l'evvevuemme (cit.):


(La voce del protagonista dell'RVM è stata modificata e distorta per assicurare la di lui riservatezza.)
Se vedi la pianta del MAXXI, cioè, è troppo strana è... tu vedi il prospetto e non sembra, non la capisci, ma se vedi la piantaaa... che poi io 'sta Zaha Hadid me la immagino giovane... e pure figa!
[...]
A me piace tantissimo la fotografia, ma mi sto analogizzando, le digitali non danno le stesse emozioni delle analogiche: tu guardi una foto fatta da un'analogica e ti emoziona sempre.
[...]
Perché io alla maturità ho fatto il tema storico/politico, non mi sono omologato alla massa [...] solo che quella bastarda ce l'aveva con me e si è fissata su delle incongruenze cronologiche che non significavano niente, e allora m'hanno abbassato il voto.
[...]
No, dai, non mi dire che hai pure pagato il biglietto per vedere il film dei soliti idioti! Non fanno ridere per niente, come ti è venuto in mente di pagarci pure il biglietto del cinema?! A me non piacciono proprio... Cioè, io me li guardo su youtube, non ci vado a pagare il biglietto.
[...]
Che poi io al liceo sono stato proprio penalizzato. Ieri mi hanno chiesto quanto vale la derivata di 52x; oh, non c'ho dormito tutta la notte! Ancora non lo so quanto fa, cioè, è terribile, non riesco a capirlo**.
Questa storia è molto complessa, ancorché assai comune negli ultimi tempi: un tizio spaventosamente che, imitando atteggiamenti e modi di fare altrui, si convince di essere eccezionalmente fuori dal coro, interessante ed eccezionale.
Per prima cosa non si può fare a meno di notare il particolare della scarpa completamente sbagliata, difatti, sebbene un occhio poco avvezzo a tali sottigliezze potrebbe non notarlo, il tipo in questione non indossa la scarpa d'ordinanza: il mocassino. Ora noi potremmo stare ore e ore a disquisire in merito al mocassino, ma non è questa la sede preposta, quindi sprecheremo solo altre due parole sull'uso improprio del fantasmino; è risaputo, infatti che la categoria di riferimento del soggetto in analisi sia solita inserire il nudo piede nel succitato mocassino. Queste due gravi mancanze ci portano ad azzardare l'ipotesi che il soggetto in questione, che da adesso in poi chiameremo con il nome di Candido, sia ancora nella fase embrionale della propria metamorfosi, diremo allora che Candido è un wannabe (e non wallaby) qualcosa o qualcuno.

Il senso di frustrazione, derivante dal non aver ancora compreso che essere se stessi è l'unico modo per non omologarsi (NdR: cosa a cui evidentemente tiene, avendolo ribadito più volte), è chiaramente visibile durante la descrizione dei suoi anni da liceale, anni in cui veniva maltrattato dai professori, che, non capendo la sua unicità e genialità, arrivavano finanche a controllare le inesattezze cronologiche in un tema storico per ostacolarlo; e se non è il classico accanimento verso il diverso questo, allora mi domando cosa sia. E mi rispondo, senza nemmeno troppe difficoltà, che è semplicemente il dovere di un professore notare, in un tema storico, le inesattezze storiche.

Candido è il classico tipo che si crede originale, ma, in quanto classico, è originale come un Mutandari; nella sua ricerca di una propria unicità, Candido, si è scontrato con tutta una serie di cliché che ha scelto di tenersi stretti, se li è tatuati sulla pelle e li mostra pavoneggiandosi, perché Candido ancora non sa che la sua originalità è solo la copia della copia della copia della foto scattata con una polaroid da un aborigeno australiano ambidestro a un mimo sordo che pestava inconsapevolmente una copiosa quantità di escrementi di canguro rosso sotto il caldo sole dell'outback australiano.

È proprio da questa nostra nuova rubrica che vogliamo partire per lanciare un appello importante rivolto a tutti quelli che ogni giorno incontrano personaggi simili: aiutateli, ditegli che la derivata di 52x è 2 log 5 52x, strappategli i fantasmini di dosso e fategli capire che quello è il vero se stesso che tenta di ribellarsi a tutte quelle scelte omologanti che si è autoimposto; e se non capisce, "rendetelo inoffensivo".

E siamo così giunti alla fine di questa prima puntata. Una fine triste, difficile da accettare, ma noi siamo con Candido e speriamo che un giorno potrà comprendere e comprendersi.

Sigla.



*Wendy, dove sei finita? Ho in mente un programma perfetto per te, torna!
**e qui interviene la ragazza seduta con lui: "Secondo me fa 2x. So' sicura: 2x."

PS: Candido, se mi stai leggendo, sappi che ieri ti ho odiato un po'.

domenica 1 aprile 2012

detto fatto

Io sono uno che parla molto spesso per frasi fatte, mi piacciono i proverbi e penso da sempre che Saggezza Popolare rules.
Ma, partendo dal principio, voglio provare a spiegare con un esempio cosa sono per me le frasi fatte:
io non sopporto la violenza → giochi di mano giochi da villano → chi mena per primo mena due volte → menare il can per l'aia → can che abbaia non morde → mors tua vita mea → la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.
E si potrebbe fare una quantità infinita di esempi simili, ma mi fermo qui.
Avrete certamente notato come, partendo da un proprio pensiero, si possa facilmente creare, senza badare troppo al senso, una serie infinita ed indefinita di collegamenti tra proverbi, frasi fatte e citazioni arcinote, tali da poter realizzare una sequenza di affermazioni in cui è condensato lo scibile basale che forma la coscienza collettiva della specie umana.

I proverbi* racchiudono informazioni meteorologiche (non esistono più le mezze stagioni; cielo a pecorelle pioggia a catinelle; rosso di sera bel tempo si spera), etologiche/zoologiche/psicologiche (tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino; a caval donato non si guarda in bocca; la gatta frettolosa fece i gattini ciechi, avere la fortuna dei cani in chiesa), stradali (chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova; larga è la foglia, stretta è la via, dite la vostra, che ho detto la mia), fisiche** (gli opposti si attraggono; chi pratica lo zoppo impara a zoppicare; chi si somiglia si piglia), finanziarie (senza lilleri 'un si làllera), sulla vita domestica (parlare di corda in casa dell'impiccato; rubare in casa del ladro; volere la botte piena e la moglie ubriaca) e finanche venatorie (prendere due piccioni con una fava); un'immensa parte delle conoscenze accumulate e tramandate per interi millenni da tutti gli esseri umani che si sono trovati a passare per il pianeta Terra sono state racchiuse in frasi semplici, d'impatto e di immediata memorizzazione.
In pratica i proverbi* dicono tutto.

Che poi semplici... insomma... neanche troppo semplici, perché se pensiamo per un attimo alla complessità della realtà che ci circonda, ci rendiamo conto che descriverla e riassumerla con una frase non è poi così semplice. Prendiamo, per esempio, chi si somiglia si piglia e gli opposti si attraggono; ecco, queste due frasi divideranno la popolazione in tre parti: la prima che propenderà per "chi si somiglia si piglia"; la seconda per "gli opposti si attraggono" e una terza che accetta entrambe le opzioni come realmente accadute o quantomeno futuribili. Vi sono, insomma, vieppiù modi, a volte anche discordanti tra loro, per descrivere la realtà che ci circonda, ma questa discordanza non implica necessariamente la veridicità o la mendacità di uno dei due proverbiali aspetti, quanto la reale difficoltà di stabilire una univoca correlazione tra le parti che formano il tutto; come a dire che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca (non si può generalizzare troppo senza giungere a delle apparenti contraddizioni).

In conclusione, a me i proverbi, le frasi fatte e le citazioni piacciono molto, perché sono la conseguenza dell'accumulo delle conoscenze di milioni di persone, perché ce n'è sempre uno buono per ogni occasione e perché, a volte, dire una frase fatta, anche se non ci si crede poi tanto, molte volte ti salva dall'imbarazzo.
Mi piacciono i proverbi*, ma diffido di chi li usa credendoci ciecamente, perché vabbè che vabbè, ma a tutto c'è un limite.

E adesso una rapida successione di proverbi che tutti dovrebbero conoscere: sotto la panza la mazza avanza; omo de panza omo de sostanza; chi di naso abbonda di cazzo sfonda; donna nana tutta tana; femmina che move l'anca o è mignotta o poco ce manca; femmina a passo de quaglia o è mignotta o poco se sbaglia; quando è giorno de piallo al culo, il vento te alza la camicia.

PS: no, non sono in ferie e il blog non è chiuso, è solo che ultimamente sono piuttosto oberato (excusatio non petita accusatio manifesta).

*e qui, con "proverbi", l'autore intende dire "frasi fatte, citazioni arcinote e tutte le frasi, secolari o recenti che siano, appartenenti alla cultura popolare".
**in senso scientifico e non.